giovedì 23 febbraio 2012

ONE DOLLAR, PLEASE

Sabato 11 febbraio mi capita una cosa che sebbene sembri e, forse, sia assolutamente banale, ho voluto caricare di significato.
Sono a lezione, al Master, argomento del giorno è la total quality, il miglioramento continuo, eliminazione delle muda, la scuola giapponese, insomma… paroloni.
Sono quelle lezioni che ti affascinano perché c’è un sacco di teoria che assimili, provi a fare tua, poi ci ripensi e capisci che in questo paese, in questa fase, con queste coscienze, mai si trasformerà in pratica.
Il professore è un super consulente, uno che ha preso di petto la vita e le opportunità che gli si paravano davanti, le ha cavalcate e oggi può dire di non avere rimpianti. Un guru, nel suo campo. Uno dei pochi che ascolti in silenzio perché capisci che è la passione che parla.
Arriviamo in zona pausa pranzo, tutti in mensa, la coda del sabato è sicuramente meno fastidiosa del venerdì, anche se sappiamo che questo significa cuochi a mezzo regime e cibo di qualità infima.
Scelgo di farmi il meno male possibile con una pasta veloce, pago e cerco un posto.
Vedo il professore che prende posto in un tavolone e mi piazzo di fronte.
Mi chiede 1 euro perché alla cassa non riescono a dargli il resto, e mi promette la restituzione in classe. Beh, immagino che possa sopravvivere alla recessione anche senza quell’euro, penso.
Finiamo di mangiare e torna sulla promessa dicendomi: “non ho un euro, ma siccome viaggio molto, mi è rimasto un dollaro. Se vuole le do questo, chissà che non le porti la fortuna che ha portato a me”.

Ecco, a me questa cosa non la dovevi dire.
In una fase di cambiamenti, sapevo che avrei caricato di aspettative quel dollaro. Un po’ come talismano o amuleto, un po’ cemento della sicurezza in se stessi, ciò che ti permette di agire e pensare come se avessi un superpotere. La fine dei timori, la resa dei conti con le proprie aspirazioni.
Da oggi quel dollaro ha lo stesso significato del mio tatuaggio: No fear, free your mind, live your destiny.

Grazie prof.
:D


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